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PRESENTAZIONE

Pierre Bourdieu e Michel Foucault sono stati considerati entrambi pensatori “eretici” e hanno entrambi insegnato al Collège de France. Tuttavia i loro percorsi si sono costantemente sviluppati lungo binari paralleli, senza mai incrociarsi, fatta eccezione per una breve collaborazione a favore di Solidarność. Per questa ragione sembra che, in un certo senso, il tenore del loro rapporto riecheggi il titolo della petizione scritta in comune per quell’occasione, Les rendez-vous manqués. Se Bourdieu, soprattutto dopo la morte di Foucault, non ha pressoché mai smesso di oscillare tra l’incomprensione della prospettiva teorica e politica foucaultiana e varie attestazioni di affinità che cercavano quasi di rilanciare un dialogo brutalmente interrotto, Foucault gli ha dal suo canto riservato, eccetto il riconoscimento di essere stato (con Robert Castel e Jean-Claude Passeron) l’erede di Georges Canguilhem nel campo della sociologia, un silenzio quasi totale, ciò che ancora oggi costituisce un problema per molti studiosi.

Eppure, al di là di questo strano rapporto personale e della diversità delle loro prospettive, questi due pensatori hanno spinto le loro riflessioni su campi di problematizzazione teorici e storico-politici il più delle volte molto simili, se non talora comuni: dalla prevalenza accordata alle pratiche all’implicazione di potere e discorso; dal quadrillage e dalla classificazione alla questione della soggettivazione; dalla concezione dell’intellettuale e della critica all’impegno nelle lotte sociali. Sono solo alcuni dei temi e delle posture etico-politiche che li avvicinano più di quanto le critiche dell’uno o i silenzi dell’altro li dividano. Se è vero che, con le ovvie eccezioni, il rapporto di Foucault con la sociologia così come quello tra Bourdieu e la filosofia sono stati spesso oggetto di un analogo riduzionismo, negli ultimi anni, con la fine delle pubblicazioni dei corsi foucaultiani al Collège de France e l’uscita progressiva dei corsi di Bourdieu, questi materiali ci restituiscono una più acuta consapevolezza dell’eredità complessa che queste due figure fondamentali del pensiero critico del ventesimo secolo ci hanno lasciato. È proprio questa situazione a invocare con forza una responsabilità allo stesso tempo scientifica e politica che in precedenza non era possibile dispiegare.

L’ambizione di questo convegno è in questo senso duplice, trattandosi, da un lato, di considerare l’apertura di un inedito spazio di raffronto tra Bourdieu e Foucault, e dall’altro, di contribuire a esplorarlo attraverso una comparazione articolata e critica del loro pensiero a partire da una molteplicità di angoli di attacco che attraversano e debordano tanto dai campi del sapere inquadrati da rigide identità disciplinari quanto dai quadri metodologici prefissati: dalla questione del rapporto con lo Stato, il neoliberismo e il “capitale umano” all’eventuale complementarietà tra l’analisi genealogica e una sociologia della classificazione; dalla riproduzione attraverso l’insegnamento all’uso critico della parola di Bourdieu e di Foucault all’interno dei loro rispettivi discorsi nel campo accademico; da un raffronto delle forme dell’assoggettamento dell’habitus e della disciplina ai possibili parallelismi tra la genealogia foucaultiana della sessualità e le ricerche sul dominio maschile di Bourdieu; dalla problematizzazione del soggetto della critica alla forma sociografica dell’impegno intellettuale e politico. Per realizzare un simile compito, la rosa dei partecipanti a questo convegno si compone di studiosi che si sono occupati tanto di Bourdieu quanto di Foucault e che sono quindi in grado di cogliere sia gli elementi di una complementarità possibile sia le tracce di una differenza forse irriducibile.


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